Pagani. Muore chi vuole scalzare i boss che controllano le estorsione o il mercato della droga, attività criminale preponderante (secondo alcuni quasi esclusiva) nella malavita paganese, ma anche chi, delinquente, non si assoggetta al loro predominio e vuole fare di testa sua. Pagani è una città che ha un rilevante problema criminalità, nonostante i tentativi di minimizzare quanto accade da anni. La droga è il centro degli interessi malavitosi della città. Dopo che i vecchi clan sono stati sfasciati e i boss di un tempo sono ormai pentiti o in carcere o latitanti, a Pagani hanno campo libero nuovi criminali, spesso molto giovani (anche ventenni) cresciuti nel mito della Nco di Cutolo o della sua nemica Nuova Famiglia, capaci di creare organizzazioni legate al traffico e lo spaccio di stupefacenti, che hanno nei quartieri Arancio-via Filettine e viale Trieste i punti di maggior forza. Giovani delinquenti insofferenti di fronte a chi non si assoggetta alla loro leadership, pronti a sparare pur di imporre il loro predominio. Una regola che dal 2003 in poi ha visto una lunga scia di sangue in città con assassini o tentativi di uccidere rivali. Solo lo scorso anno, nel periodo prepasquale due tentati omicidi e un assassinio a viale Trieste, quello di Antonio Venditti (uno che pare voleva provare "a fare da solo" nella malavita paganese), eseguito davanti a tanta gente, il venerdì santo, con una platealità che ricorda molto quella della morte di Abdelaziz. E dopo di questo periodo tragico, un altro tentato omicidio nella zona del quartiere "Arancio" per non considerare l'incredibile agguato di alcuni mesi fa contro alcune persone affacciate a un balcone sempre in quello che viene chiamato "Bronx" di via Filettine. Una lunga scia di sangue e lotte che si ripetono periodicamente. Missioni criminali solitamente plateali (l'omicidio Abdelaziz è stato consumato in piazza Corpo di Cristo, in pieno centro, alle 18, davanti a tanta gente, sparando all'impazzata) che nascondono messaggi subliminali come quello che "chi rompe… fa questa fine" e che tendono quasi a ristabilire una "pax" garantita dal boss o aspirante tale di turno. E Abdelaziz, ex pugile, fisico possente, conosciuto con il soprannome di Marco, era un violento e uno che non ammetteva ingerenze da nessuno, non voleva sottostare a predominanze criminali e dava fastidio a tanti in città, criminali e non. Non a caso tra i capannelli di curiosi formatisi attorno ai luoghi dell'omicidio non erano pochi quelli che lasciavano capire di non essere dispiaciuti per la sua morte, anzi. Che sia per la gestione degli stupefacenti o altro Abdelaziz di nemici ne aveva tanti. Secondo gli investigatori ha pagato proprio il suo non essere assoggettato a nessuno. s.d.n.