Nocera Inferiore. Era arrivato, venerdì, in condizioni disperate all'ospedale Umberto I, reduce da un gravissimo incidente stradale. Nel pomeriggio ne era stata accertata la morte cerebrale. Giovane, robusto, sanissimo, ventenne della provincia di Siena, avrebbe potuto donare gli organi, ma i suoi genitori hanno negato l'assenso. Paradossale è che il padre del giovane vive da diversi anni grazie ad un cuore che gli è stato trapiantato. Sembra che sia stato proprio un ragazzo, vittima di incidente stradale, il suo donatore. Fa inevitabilmente riflettere la vicenda verificatasi all'ospedale di Nocera Inferiore. All'equipe del Coordinamento trapianti dell'Asl Sa 1, diretta dal dottor Alfonso Natale, i genitori del ragazzo (coinvolto due giorni prima in un terribile incidente nei pressi di Nola, sull'autostrada Caserta-Roma) hanno detto «no» al prelievo degli organi che avrebbe significato speranza e vita per altre persone in attesa di trapianto. Una scelta da rispettare, indubbiamente, ma che deve indurre, soprattutto gli operatori del settore, ad una profonda riflessione. Perché un trapiantato, che continua a vivere grazie ad un cuore ricevuto, dice no all'espianto degli organi del proprio figlio negando di fatto ad altri la speranza di vita che a lui è stata concessa? Mancanza di fiducia nel sistema? Negli operatori? Nelle strutture? Errori di comunicazione? «La questione va affrontata a monte, ma resta un fatto gravissimo. L'uomo dimentica facilmente ciò che riceve – ha spiegato il professore Fulvio Calise dell'Alto Comitato trapianti, regione Campania – Decidere se donare gli organi del proprio figlio, in certi momenti, è sempre difficile. A volte è la forte rabbia che fa venir meno la lucidità. Non giudico, ma mi sforzo di comprendere. Certo, per noi ciò che è successo è un fallimento perché vuol dire che siamo stati inefficienti. La volontà va acquisita attraverso la conoscenza». | |
fonte: ilmattino.it servizio di daniela faiella |