Scandalo al cimitero: in 9 al giudizio

Pagani. Nove rinvii a giudizio per gli abusi al cimitero, tra cui macabre pratiche che risalgono ai primi anni del terzo millennio. Il giudice dell'udienza preliminare Donantella Mancini, del tribunale di Nocera Inferiore, ha rinviato a giudizio: Gerardo Malet, detto Dino, cinquantatreenne ex assessore comunale; il direttore del cimitero nei primi anni del 2003, Alfonso Califano di 65 anni; gli affossini cimiteriali Luigi Di Salvatore di 64 anni e Ciro Cappello di 65 anni, l'elettricista Vincenzo Ragosa di 64 anni, tutti di Pagani. Stessa sorte per Giuliano Grimaldi, imprenditore di 27 anni di Sant'Egidio del Monte Albino; il geometra Paolo Rovito di 50 anni di Angri; Marino Cerrato, sessantacinquenne di Gragnano e Filomena Bove di 40 anni di Pagani.

Califano, Cappello e Di Salvatore erano indagati di abuso d'ufficio in concorso per aver consentito interventi di anticipata esumazione di salme (dopo sette anni dalla morte invece che 20 anni); interventi di riduzione dei cadaveri per farli entrare in contenitori più piccoli (alle volte attraverso la bollitura dei resti umani e rimozione delle carni rimaste attaccate alle ossa con coltelli). In questa vicenda i familiari dei defunti avrebbero anche pagato per tali pratiche, tant'è che Cappello, Di Salvatore e Califano sono accusati pure di concussione. Califano è imputato anche di abuso d'ufficio per aver consentito a privati (marmisti, muratori), di avere abusivamente locali all'interno del cimitero di Pagani. Malet, Califano, Grimaldi e Rovito sono accusati di peculato in concorso per essersi impossessati della corrente elettrica (disponibile per il cimitero) per i lavori alla cappella di Malet. Ragosa è accusato di aver negato che era stato scoperto l'allaccio alla corrente elettrica del Comune da parte della ditta esecutrice dei lavori alla cappella di Malet. Malet e Cerrato, con la presunta complicità si sarebbero attivati mediante atti illeggittimi per il trasferimento di Alfredo Amendola, nuovo direttore del cimitero e di altri due vigili urbani, a titolo punitivo e ritorsivo per l'attività di ripritino della legalità iniziata dal maresciallo Amendola nella direzione dei servizi cimiteriali.

Bove avrebbe avuto un ruolo in concorso che rientra nella vicenda del trasferimenti di Amendola e gli altri. L'intera vicenda venne fuori con le denunce sporte dal maresciallo dei vigili urbani Alfredo Amendola, destinato in quegli anni a dirigere il cimitero di Pagani. Per i nove imputati, il processo inzierà il 13 novembre prossimo, davanti al terzo collegio del tribunale di Nocera Inferiore. «La celebrazione del dibattimento certamente acclarerà l'estraneità dei nostri assistiti ai fatti contestati», affermano gli avvocati Vincenzo Calabrese e Rosa Bruno che difendono Califano, Cappello e Di Salvatore. «Sarà il vaglio dibattimentale a chiarire l'intera vicenda» ha commentato Corrado Lombardi, legale di Rovito. «In questo procedimento non può essere imputata nessuna condotta illecita a Filomena Bove, non essendo configurabile alcuna partecipazione al contestato abuso d'ufficio. Non a caso, altrove, pende un giudizio per diffamazione per gli stessi fatti oggi imputatile e in ragione della medesima denuncia, procedimento ancora non definito e quindi dove nessuna responsabilità è stata accertata a suo carico», ha affermato l'avvocato Franco Bonaduce, legale della Bove.

«Grimaldi, come costruttore della cappella sott'indagine, – ha ricordato l'avvocato Costantino Catapano, suo diffensore – nulla poteva sapere di eventuali autorizzazioni per l'allaccio alla corrente elettrica, che competevano ad altri, in partocolare modo al direttore dei lavori o al funzionario del cimitero». «Al dibattimento dimostreremo l'assoluta infondatenza o, comunque, l'estraneità ai fatti del mio assistito» ha sottolineato l'avvocato Ccatello Vitiello, che patrocina Cerrato. Nessun commento da parte della difesa di Malet. «Ragosa è totalmente estraneo al reato contestato», ha ricordato l'avvocato Gaetano Ferrante che difende l'elettricista. (il Mattino)