Delitto Fulgido: sentenza rinviata

Pagani. Colpo di scena nell'omicidio Fulgido: la quinta sezione della Cassazione, dopo molte ore di camera di consiglio, decide di rimandare la questione dell'applicabilità di un'aggravante alle sezioni unite della stessa Suprema Corte. E così ieri sera non è arrivata la tanto attesa sentenza che doveva chiudere il processo su uno dei più eclatanti omicidi degli ultimi anni nell'Agro nocerino. La vicenda al centro del procedimento è l'efferato assassinio del meccanico sanmarzanese, colpevole di essersi innamorato della donna di "'o Zi maist" come viene soprannominato Luigi Iannaco, 42enne di Sant'Egidio del Monte Albino, considerato capo dell'omonimo clan. Una sentenza quella di terzo grado che per 'o Zi maist poteva significare l'arrivo di una pesantissima condanna definitiva, se fosse stato confermato l'ergastolo inflittogli anche in Appello. Ad attendere la sentenza anche Antonio Antonucci, "'o Saprese", 33enne domiciliato a Sant'Egidio del Monte Albino ma originario di Ispani; Mario Buonocore Mario, 47 anni detto «'o turrese» ed Emanuele Sorrentino di Sant'Egidio del Monte Albino, nipote di Iannaco. Probabilmente, i giudici della quinta sezione della Corte di Cassazione hanno riscontrato una non unanime giurisprudenza sull'applicazione dell'articolo sette della legge 193 del 1991, ossia la cosiddetta aggravante dell'aver commesso un reato con fare mafioso o per agevolare le attività delle associazioni di criminalità organizzata (è previsto un aumento di pena fino al 50% e il diniego di ogni beneficio, come l'indulto, la semilibertà e altro): questa aggravante non va applicata nei reati in cui è prevista la pena dell'ergastolo, quindi anche nell'omicidio.

Non essendo unanime l'orientamento giurisprudenziale i materia, si rende necessario che sull'applicabilità di questa aggravante in casi come l'omicidio si esprima la Cassazione a sezioni unite. La Corte d'assise di Salerno, per il processo sull'assassinio Fulgido, aveva applicato l'aggravante dell'articolo sette, quella d'assise d'appello no. Nei due primi gradi di giudizio Iannaco e Antonucci sono stati condannati all'ergastolo, Buonocore e Sorrentino entrambi a 20 anni di reclusione dalla Corte d'assise di Salerno, pena ridotta in appello a 14 anni di carcere per Buonocore e 10 anni per Sorrentino. L'applicazione della cosiddetta aggravante dell'articolo sette potrebbe avere quindi un peso notevole soprattutto per Buonocore e ancor di più per Sorrentino, difeso dall'avvocato Vincenzo Calabrese: il nipote di Iannaco, se fosse applicata questa aggravante vedrebbe la pena aumentare notevolmente e la via preclusa ad ogni beneficio, in caso contrario, a breve potrebbe chiedere i suoi conti con la giustizia. Al di là delle questioni tecnico giuridiche, al centro della vicenda rimane pur sempre un barbaro omicidio. Era l'anno 2000. Da poco tempo Iannaco era uscito dal carcere. Era fidanzato con una ragazza del suo paese che, però, lo aveva lasciato e aveva iniziato una nuova relazione sentimentale con Antonio Fulgido, un 22enne meccanico di San Marzano Sul Sarno. I

annaco non poteva subire tale affronto. Così "'o Zi maist" sarebbe stato il mandante della spedizione punitiva contro Fulgido. Secondo alcune dichiarazioni di Iannaco l'intento originario era solo di dare una sonora lezione al meccanico, ma che poi la spedizione degenerò nell'omicidio. La ricostruzione degli inquirenti ha come punto centrale la mattina del 22 febbraio 2000: Fulgido stava lavorando come tutti i giorni in un'autocarrozzeria in via Corallo a Pagani, quando arrivano due uomini su una moto che gli spararono contro e lo uccisero. Le indagini individuarono quale mandante Iannaco, Antonucci quale esecutore materiale, e con ruoli di supporto e secondari Buonocore e Sorrentino. (Salvatore De Napoli)