Angri. Si è legato ai cancelli del depuratore dalle 9,30 del mattino fino alle 12,30. Incurante pure del sole cocente. Martino Vincenzo Nevoso, di 56 anni, un passato turbolento per furti d'auto, chiede disperatamente di essere riammesso a lavorare nella struttura che decanterà le acque di Angri, Sant'Egidio e San Marzano.
Già nei giorni scorsi aveva fatto appello ai vertici gestionali del depuratore, senza ottenere però alcuna risposta. Ieri, il primo di una serie di gesti che intenderebbe mettere a segno perché il suo grido d'aiuto non cada nel vuoto. Non vuole tornare alla passata vita, ma reintegrarsi socialmente da ex detenuto «così come prevede la legge». I residenti della zona gli portavano dell'acqua per refrigerarsi mentre inscenava la protesta al cancello con una catena massiccia munita di lucchetto.
Sono intervenuti i carabinieri della caserma di Angri per dissuaderlo nel continuare a restare incatenato, unitamente all'assistente sociale del comune di Angri Annamaria Gaito, che ha cercato di rincuorarlo. Nevoso, sposato, due figli a carico, non sa come sbarcare il lunario, tra tante spese a cui fare fronte, non ultime quelle legate alla moglie malata. Negli anni in cui ha prestato la sua opera alla costruzione del depuratore non ha avuto più problemi con la giustizia e ribadisce che, quando ciò avvenne, fu «per stato di necessità». Un passato che vuole gettarsi alle spalle definitivamente.
(di Anna Villani)