Chiesa e Convento di Santa Maria degli Angeli

                      

                              

Chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli

Il complesso conventuale si trova lungo il confine tra i comuni di Nocera Inferiore e Nocera Superiore, presso un ampio spiazzo. Nel 1589, il capitolo nocerino donò il terreno ai frati francescani per permettere la fondazione del convento, la cui erezione procede con lentezza lungo il Seicento. La chiesa subì significativi danni dal terremoto del 1688 e i restauri rimisero in sesto l’edificio, abbellito con il portale d’ingresso tufaceo (1712) e con il soffitto dipinto da un allievo di Solimena, Giuseppe Guerra, e permisero il completamento del convento, che conserva una preziosa biblioteca e presenta ancora il chiostro, con pilastri, finemente affrescato; da notare, nella chiesa, due dipinti cinquecenteschi, tra cui quello sull’altare maggiore, con la Gloria di San Francesco, opera di Belisario Corenzio. Nel convento si conserva una delle principali biblioteche ecclesiastiche della zona, con libri a partire dal Cinquecento. Da notare, nei pressi, i resti, sotterrati, dell’anfiteatro dell’antica Nuceria Alfaterna, sul cui circuito sorgono una serie di edifici medievali e moderni appoggiati direttamente sulle strutture romane.

Il Convento di Santa Maria degli Angeli nell'Arte

La costruzione del convento risale al secolo XVI. Appena varcata la soglia del portale d'ingresso, dove si può notare la data del 1706, spicca la grave e solenne fuga del porticato del chiostro, dai massicci pilastri, dalle ampie arcate e dalle alte volte incrociate, affrescate da decorazioni barocche di ottimo gusto. Rilevante, inoltre, è la ricchezza straordinaria di simboli ingegnosi, ornati di didascalie, di medaglioni, di fiorame multicolore, di cornici armoniose, di dolci figure di Santi, di insegne araldiche, il tutto in un festa di luci e colori. Come il Chiostro, anche la Chiesa è ricca d'arte. I segni evidenti della sua preziosità sono costituiti innanzitutto dal portale di linea barocca ma di equilibrio ancora classico e dagli altari settecenteschi. Inoltre, nel soffitto festoso e fastoso, vi sono quadri e sculture lignee.

 

Lì, tra simboli e virtù dove si affacciano i Santi dell'Ordine Serafico, tre quadri luminosi e riposanti rappresentano i momenti più salienti della vita di S. Francesco. L'abside, coperta a volta reale, fonde in una mirabile sintesi l'arte moderna e la classica con la "La Gloria dell'Immacolata" del soffitto e "La Gloria di S. Francesco". Infine, è bene sottolineare la presenza dell'organo, mirabile di tecnica, che dopo un secolo esprime ancora la dolcezza e la robusta sonorità dell'anno di nascita (1893).

Il Chiostro e i suoi mirabili affreschi

Il chiostro, di forma rettangolare, misura mt. 20 per 17, è alto mt. 7 e comprende 340 mq.
La ricchezza e l'armonia dei simboli, delle figure, dei medaglioni, del fiorame e delle cornici lo rendono una costruzione davvero mirabile. Sotto i quadri, che si allineano sulle pareti, in corrispondenza degli archi, sono riprodotte le insegne araldiche delle famiglie illustri nocerine che fecero eseguire a loro spese i mirabili affreschi per manifestare la loro devozione a S. Francesco e alla sua gente poverella.

Gli affreschi del chiostro sono attribuiti a Francesco Solimena, anche se spesso tale paternità viene messa in dubbio o addirittura negata, soprattutto da chi li attribuisce a Michele Ricciardi.
Senza dubbio molti elementi fanno pensare al Ricciardi ed ai suoi chiostri di Baronissi, Serino e Bracigliano: la ricchezza di fantasia, il ritmo dei movimenti, l'abilità prospettica, la larghezza di esecuzione, la bellezza serena dei volti, i carezzevoli giochi di luci e d'ombre, che, disposte con magico tocco, danno realtà ai corpi e potenza espressiva alle figure, quello appunto che il Ricciardi ha saputo sapientemente far suo di Francesco Solimena, che fu suo ispiratore ed influenzò tutta la sua produzione.

Ma il tratto del Solimena resta qui inconfondibile, incomparabile per il tocco e la rarissima preziosità di maneggio del pennello, per la perfezione dell'espressione, della tecnica e dell&'arte, che ha raggiunto soprattutto nelle voltine del chiostro.

Il nome dell'Autore e la data furono ricoperti dal "S. Francesco che riceve le stimmate" e sono solo due le date che segnano l'epoca degli affreschi: 1706, in basso a destra del portone del convento; 1715, alla base della bocca del pozzo nell'impluvio del chiostro.

Il vario stile pittorico, qualche tratto della fascia ornamentale, le didascalie qua e là sovrapposte, rivelano l'opera di più autori o la mano audace di incauti ritocchi. Collaboratore prezioso del Solimena, è stato con ogni probabilità l'autore delle geniali didascalie che ornano i simboli del soffitto: forse un Frate del Convento di Santa Maria degli Angeli, di vasta cultura sacra ed umanistica.

Esse sono ispirate talvolta alla S. Scrittura, talvolta ai Classici, ma restano sempre ingegnose e ricche di significato, che spiegano i simboli che attraggono ogni visitatori che vi si imbatta.

La Chiesa e i suoi tesori d'arte

La chiesa, ricca anch'essa di affreschi e numerosi oggetti d'arte, presenta una sola navata ampia ed armoniosa con una cappella laterale profonda.

 

Misura in lunghezza mt. 40, in larghezza mt. 15 e in altezza mt. 14.80, mentre la sua pianta occupa una superficie di mq. 600.
Il suo interno si presenta chiarito nel ritmo architettonico, le tinte evidenziano la funzione dei singoli elementi e la proporzione degli archi che guidano all'ampio spazio quadrangolare dell'abside, dove l'altare maggiore è incastonato come perla.

L'arco maggiore, ampio ed armonioso, di vasto respiro, li domina entrambi e nello stesso tempo li incorona regalmente, quasi a trasportarli verso l'infinito.