Nocera Inferiore. Migliorano le condizioni della trentottenne marocchina Souad Arfak, accoltellata dal marito Antonio Vicidomini, nocerino di 54 anni, ora ricercato dai carabinieri. La donna, colpita al viso e alla schiena da quattro coltellate, è ricoverata ancora all'ospedale di Nocera Inferiore in prognosi riservata. La Volkswagen Polo su cui viaggiava la Arfak (e due donne italiane) era stata fermata da Vicidomini a Pagani, verso le 9,30 di domenica mattina: il marito della trentottenne marocchina, già noto alle forze dell'ordine, l'avrebbe prima ingiuriata, poi picchiata e poi colpita con quattro coltellate e fuggito via. I carabinieri di Pagani e Nocera Inferiore, coordinati dal tenente colonnello Massimo Cagnazzo, stanno cercando l'autotrasportatore nocerino con una vera e propria caccia all'uomo. Arfak viveva da alcune settimane in una casa protetta e i suoi quattro figli minorenni in un'altra, dopo che era stata allontanata da casa in seguito alle denunce sporte contro il marito per le violenze da lui subite. L'ultima denuncia – come ha ricordato l'avvocato Luigi Senatore, legale della donna – risalirebbe alla sera precedente l'aggressione. L'accoltellamento di Arfak, però, per la difesa della marocchina e del tenente dei vigili urbani Carmine Fortino potrebbe avere un peso anche nell'inchiesta che vede i due indagati per la regolarizzazione di stranieri fintamente fatti passare per colf e badanti. «Il grave episodio di sangue perpetrato ai danni della Arfak – ha ricordato l'avvocato Mario Ianulardo, legale del tenente Fortino – testimonia il clima di gravissima tensione instauratosi tra i coniugi e che a settembre scorso aveva indotto l'aggressore a denunciare ingiustamente presunte attività illecite legate alla gestione dell'associazione Admi, di cui la Arfak era presidente, coinvolgendo l'innocente tenente Fortino, stimato ufficiale in forza alla polizia locale da oltre 30 anni. Purtroppo, le indagini si sono concentrate quasi esclusivamente – nonostante le reiterate richieste avanzate dalla difesa nelle sedi giudiziarie – sulla posizione dei due indagati, sebbene questi avessero fornito ampie giustificazioni sui veri motivi del loro allontanamento dalla zona, legati solo (come emerge da una denuncia presentata da Arfak ai carabinieri prima dell'allontanamento dal domicilio familiare) alla necessità della donna di sottrarsi ai soprusi e alle sopraffazioni del marito». L'avvocato Ianulardo poi aggiunge: «Il tenente Fortino e l'Arfak avevano insistito affinché si indagasse sui veri motivi (gelosia) che avevano indotto il marito di lei a riferire circostanze non rispondenti a vero sulle pratiche di regolarizzazione degli stranieri, neanche confortate dagli elementi di indagine acquisiti. In precedenza, inoltre, il marito della Arfak aveva minacciato la moglie e il tenente Fortino, come risulta dalle denunce presentate alla polizia giudiziaria. Ora ci si auspica, che il gravissimo episodio di sangue ai danni della Arfak rappresenti per gli inquirenti un elemento utile al prosieguo delle indagini e che finalmente vengano indirizzate nella giusta direzione».

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