Favori tra clan: asse tra Fiore e i Casalesi

Pagani. Scambi di favori nell'esecuzione di omicidi e agguati: esisteva una stretta alleanza tra i Tavoletta-Cantiello di Caserta ed il gruppo camorristico dei Contaldo di Pagani. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa ieri dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e che ha fatto scattare il blitz, concluso con 32 arresti, nel Casertano. Tra gli indagati eccellenti, anche Nicola Fiore detto «Pallino». Secondo i magistrati napoletani, Fiore avrebbe collaborato con i Tavoletta-Cantiello nell’ambito della strage di San Michele, avvenuta il 29 settembre del 2003 a Villa Literno e durante la quale furono uccisi due giovani e feriti altri tre.

Due sicari, appartenenti al gruppo di fuoco Tavoletta-Cantiello che si contrapponeva a quello capeggiato da Bidognetti, armati di fucile e pistola, affrontarono cinque giovani che si intrattenevano in strada uccidendone due e ferendone in maniera non grave gli altri tre. Il duplice omicidio coincise con la ripresa della faida, avviata nel 1997 nell'ambito della stessa fazione dei casalesi capeggiata da Bidognetti, dalla quale si scisse il gruppo Tavoletta-Cantiello. Secondo i magistrati Nicola Fiore avrebbe partecipato a quella spedizione punitiva. I casalesi avrebbero poi ricambiato il «favore» partecipando al duplice tentato omicidio del 9 novembre del 2003 a Pagani nei confronti di Giacchino D’Auria Petrosino e del figlio Antonio.

A sparare contro padre e figlio, secondo gli investigatori, fu, tra casalesi Massimo Ucciero, arrestato nell’operazione di ieri. Dopo questi due omicidi, secondo quanto appurato dai magistrati sulla base delle intercettazioni telefoniche, i casalesi si sarebbero anche messi a lavoro con i Menditti di Marcianise per cercare di trovare «ricovero» per un amico salernitano (Fiore, appunto) che doveva rendersi irrintracciabile. A Marcianise, difatti, è terminata la latitanza di «Pallino». Uno «scambio di favori» che emerge anche dalle carte in possesso degli inquirenti salernitani e che trova una sua ragione anche nel fatto che, se il killer non è della zona, può essere più facilmente irriconoscibile. Lo stesso scambio di favore potrebbe esserci stato anche per l’omicidio Quaranta.

(Petronilla Carillo)