Trent'anni di carcere doveva scontare per omicidioe altri reati: E una morte annunciata
SANT’EGIDIO DEL MONTE ALBINO. «Cronaca di una morte annunciata: il carcere di Padova e il tribunale di sorveglianza sono rimasti sordi a tutte le mie istanze per la sospensione della pena inflitta a Giuseppe Sorrentino o per trasferirlo in una struttura sanitaria idonea a curarlo o almeno avvicinarlo alla famiglia, come dovrebbe essere normale in uno stato civile». E' indignata l'avvocato Bianca De Concilio, difensore di Giuseppe Sorrentino, santegidiese impiccatosi ieri nel bagno del carcere "Due palazzi" di Padova. Sorrentino (nato il 13 marzo del 1972, detto "'o Piccolone", soprannome ereditato dal padre) si è tolto la vita poco dopo le 10. Ad accorgersi di quanto stava accadendo sono stati gli altri detenuti che erano nel cortile per la cosiddetta "ora d'aria" e hanno visto Sorrentino armeggiare vicino le sbarre del bagno della cella per legare il lenzuolo con cui impiccarsi, e hanno dato l'allarme. Gli agenti della polizia penitenziaria non sono riusciti a salvare la vita del detenuto: una telefonata al legale del suicida ha annunciato il drammatico decesso. La magistratura ha già aperto un’inchiesta e nei prossimi giorni sarà effettuata l’autopsia sul cadavere. "'o Piccolone" stava scontando una condanna a 25 anni di reclusione per l'omicidio di Enrico De Prisco, commesso a Pagani nel 1996, ed aveva chiesto di rimanere in isolamento. Sofferente di grave forma di schizofrenia acuta, il trentottenne santegidiese più volte era stato curato negli ospedali psichiatrici giudiziari (detti Opg), e da ultimo aveva anche terminato uno sciopero della fame che lo avrebbe debilitato. In carcere lamentava una scarsa attenzione ai suoi problemi da parte della struttura carceraria. L'avvocato De Concilio, su Il Mattino del 19 gennaio scorso, aveva denunciato che il suo assistito era abbandonato a sé stesso nell'istituto penitenziario veneto e che era affetto dalla grave patologia psichiatrica: da allora, come in altre occasioni, il difensore del detenuto aveva protocollato una serie di istanze volte ad ottenere la sospensione dell'esecuzione della pena o un trasferimento in un idoneo luogo di cura o un avvicinamento alla famiglia di cui sentiva molto la mancanza, ma non aveva ottenuto praticamente nulla. «Il magistrato di sorveglianza -ha affermato l'avvocato De Concilio- non ha preso in considerazione la gravità delle condizioni di Sorrentino, probabilmente fuorviato dalle diagnosi redatte dai sanitari del carcere padovano che dicevano che il detenuto sostanzialmente fingeva ed erano in disaccordo con quanto affermava il nostro consulente, lo psichiatra Antonio Zarrillo, e dalle cartelle cliniche degli ospedali psichiatrici giudiziari. Solo da ultimo, Sorrentino aveva trascorso un periodo in osservazione presso l'opg di Montelupo Fiorentino, ma era stato dimesso ed era ritornato al carcere di Padova». Il legale, che annuncia una denuncia contro l’amministrazione carceraria, aggiunge inoltre: «Non ho avuto ascolto da nessuno. Ho sollecitato le istanze alla cancelleria del magistrato di sorveglianza, ho parlato con gli ispettori del carcere per far comprendere che Sorrentino era a rischio di suicido, gesto che aveva tentato già altre due volte, tagliandosi le vene. Non è stata predisposta neanche una sorveglianza stretta». L'avvocato De Concilio, anche a nome dei familiari del detenuto, assicura: «Non mi darò pace fino a quando non saranno accertate le responsabilità di una morte annunciata». Sorrentino si era sposato mentre era in carcere e non aveva figli: nei prossimi giorni era prevista l'udienza del suo divorzio.
Poco più di due mesi fa, il legale di Giuseppe Sorrentino aveva lanciato dalle colonne de Il Mattino l'allarme sulle condizioni sanitarie del suo assistito. Così, sull'edizione del 19 gennaio scorso, l'avvocato Bianca De Concilio dichiarava: «Ormai da anni il mio assistito è detenuto nel carcere di Padova, dove ha scelto di vivere in isolamento. La sua situazione psicologica è gravemente compromessa, in quanto è affetto da una grave forma di schizofrenia acuta, come confermato da vari consulenti, ma nessuno se ne cura ed è praticamente abbandonato a sé stesso. Non è in grado di affrontare i viaggi per partecipare alle udienze che lo riguardano e quindi è assente a tutti i processi che lo vedono imputato. Farò di tutto affinché possa lasciare il carcere per andare in una struttura idonea e ritrovare quella dignità umana che uno stato civile deve assicurare a qualsiasi cittadino.
Il 18 gennaio scorso l'ultima condanna per Giuseppe Sorrentino. Il trentottenne santegidiese era stato condannato, seppur solo in primo grado, a quattro anni di reclusione per una tentata estorsione, commessa nel luglio del 1994, ai danni del titolare di un autosalone di Sant'Egidio del Monte Albino, non andato più in porto per l'intervento Bruno De Vivo, capo del clan dei "Paganesi". Secondo l'accusa, Sorrentino, in questo episodio, avrebbe minacciato telefonicamente il titolare dell'autosalone e poi avrebbe esploso colpi di pistola contro la vetrina della ditta, utilizzando due pistole, una semiautomatica 6,35 e un revolver calibro 38 special. I titolari dell'azienda si sarebbero poi rivolti a De Vivo, chiedendone l'intervento per non pagare la tangente, e il capoclan dei paganesi (poi collaboratore di giustizia) avrebbe fatto in modo da far desistere Sorrentino. La tentata estorsione è venuta alla luce per la stessa confessione del trentottenne santegidiese. Sorrentino stava scontando 30 anni di reclusione per un provvedimento di cumulo di pene che comprendeva quella di 25 anni di reclusione per l'omicidio di Enrico De Prisco, commesso a Pagani nel 1996 e altre per cinque rapine commesse fino a 14 anni fa. Inoltre, era imputato nel processo per l'assassinio di Alfonso Padovano (trovato incaprettato e sotterrato sempre a Pagani, perché testimone oculare dell'uccisione di De Prisco). Giuseppe Sorrentino è il figlio di Francesco Sorrentino, detto "Franchino 'o Piccolone", condannato per il sequestro dell'imprenditore cavese Franco Amato, figlio di Guerino Amato.
fonte il Mattino inserito da Gennaro Esposito