La madre del muratore: «Che tragedia, figlio mio»

Pagani. Si doveva concludere diversamente la loro vacanza salernitana. Davide De Felice e Alessandro Cascetta, avevano da poco pagato quasi 85 euro a testa per quel biglietto che da lì a poche ore li avrebbe condotti nella loro città di residenza. A Malnate, nella lontana provincia di Varese, dove quasi 30 anni fa, i genitori di Alessandro, si erano trasferiti per cercare lavoro. Qui era cresciuto il giovane che, purtroppo, ha trovato la morte in un vicolo buio della città di Pagani. L'amico Davide, operaio, lo aveva accompagnato. Era "venuto giù al Sud", ospite di parenti di Cascetta, per visitare la costiera amalfitana. Il treno li attendeva alla stazione di Nocera Inferiore, intorno alle 22. Un viaggio che nessuno dei due ha potuto fare. Per Davide De Felice, il ritorno a casa è fortunatamente solo rinviato. La mamma di Alessandro, invece, accoglierà sull'uscio di casa solo la sua salma. Infatti, a piangere sul corpo del figlio, nella sua terra di origine, solo il papà. «Che vacanza figlio mio, che vacanza ci siamo fatti». Erano solo queste le parole che il genitore continuava a ripetere accanto alla salma del figlio. Uno di quei colpi, indirizzati al tunisino, sposato con una sua cugina, lo ha colpito al cuore. Dall'agenzia di viaggio di piazza Corpo di Cristo allo stretto vicolo di Largo De Felice, solo le urla dei passanti hanno accompagnato Alessandro Cascetta, che si è lasciato andare, morente, dietro una Fiat Punto bianca. Davide, invece, spaventato e ferito, ha attraversato prima di corsa, poi sempre più lentamente, il corso Ettore Padovano, lasciando una scia di sangue fino a via Malet, a pochi passi da via Marrazzo, dall'abitazione dei parenti di Cascetta che lo ospitavano. A salvarlo, una pattuglia dei Vigili Urbani chiamata d'urgenza dai colleghi fermi alle transenne dell'isola pedonale. Anche in questo caso pochi testimoni che hanno visto, tanti che hanno sentito. I colpi sono giunti alle orecchie di chi era fermo a molti metri di distanza dall'accaduto, nell'unico bar non chiuso per ferie. «Pensavamo che fossero fuochi di festa – hanno affermato – Erano tanti ed a ripetizione che non potevamo assolutamente immaginare che fosse una sparatoria». I negozianti di Piazza Corpo di Cristo, i vigili presenti e qualche passante sono stati interrogati a lungo dai carabinieri. Poche, quasi nessuna, le notizie utili. Tra la folla, forse una amica o parente varesina, ha urlato a più riprese «sporchi paganesi», «maledetti, nessuno a visto niente?». Dopo l'ennesimo episodio di violenza che macchia la città di Pagani, il Prefetto ha inteso dare una immediata risposta, anche operativa, convocando per questa mattina il comitato di ordine e sicurezza pubblica. Presenti, oltre ai locali rappresentanti delle forze dell'ordine, anche il sindaco di Pagani, Alberico Gambino. «Ogni giorno si fa tanto per migliorare la condizione di vivibilità di questa città – ha spiegato Gambino, raggiunto telefonicamente poche ore dopo l'accaduto – Episodi come questi, però, ci gettano nello sconforto più totale. I sacrifici fatti, purtroppo, in queste occasioni sembrano vani». (Lucia Trotta)