Sarno. Un'indagine scomoda dietro le minacce alle forze dell'ordine. É questa la pista che seguono gli inquirenti dopo il grave atto intimidatorio a polizia e carabinieri. Da tempo l'attenzione di poliziotti e carabinieri è concentrata su un'attività di spaccio di cocaina, un fenomeno in crescente espansione sul territorio sarnese (vedi operazione Platoon). Non è da escludere che l'azione delle forze dell'ordine abbia dato fastidio a qualcuno, minando i nuovi equilibri della criminalità locale. Le buste minatorie contenenti ciascuna quattro proiettili calibro 7,65, hanno, forse, questo significato. L'arresto negli anni scorsi dei boss del clan Serino e del clan Graziano e le varie condanne ad esponenti camorristici della zona, hanno di fatto azzerato i vertici delle organizzazioni criminali. Può darsi, che i cani sciolti, un tempo legati ai clan della zona, abbiano adesso indirizzato i loro interessi verso il business della droga, dove il guadagno è più facile e meno rischioso delle estorsioni. La calma apparente che regna in città non deve perciò trarre in inganno. Al vaglio degli inquirenti, anche l'ipotesi, non del tutto tramontata, riconducibile allo scherzo di un mitomane. Le indagini dovranno stabilire chi si nasconde dietro le due buste minatorie, una indirizzata e consegnata alla stazione dei carabinieri di via Sodano, l'altra indirizzata al commissariato di polizia, ma mai recapitata agli uffici di via Roma perché intercettata al centro smistamento delle poste di Napoli. Sulla vicenda, che ha destato sconcerto e inquietudine, indagano sia la Questura di Napoli che la Procura di Nocera Inferiore (pm Amedeo Sessa) e la Direzione distrettuale antimafia di Salerno (pm Luigi D'Alessio), in collaborazione con i carabinieri della compagnia di Nocera Inferiore, al comando del maggiore Massimo Cagnazzo. Dai primi accertamenti sembrerebbe che a spedire le buste sia stata la stessa persona. Sia i proiettili che le buste sono al vaglio dei carabinieri del Ris di Roma e della polizia scientifica. Gli investigatori sperano di riuscire a decifrare e inquadrare il grave gesto intimidatorio recuperando qualche elemento utile. Una svolta nelle indagini potrebbe venire dal rilevamento di eventuali impronte digitali lasciate dal mittente sul nastro adesivo che avvolgeva i proiettili dentro le due buste. Al momento è l'unica arma che gli investigatori hanno a disposizione. I proiettili, avvolti da nastro adesivo, erano contenuti in due classiche buste di colore giallo. All'interno non c'erano messaggi o frasi scritte a mano o al computer. Non è stato ancora stabilito se le due buste minatorie siano state spedite da Sarno in quanto i timbri postali non sono leggibili. Solidarietà a polizia e carabinieri è stata espressa dal sindaco Amilcare Mancusi. «Il fatto, pur se, al momento, non perfettamente decifrabile ed inquadrabile, scuote la sensibilità sia del sottoscritto, in rappresentanza dell'intero consiglio comunale, che della stragrande maggioranza della cittadinanza sarnese, che vede nelle forze dell'ordine un certo e sicuro baluardo per la sicurezza sia essa individuale che collettiva – ha dichiarato il primo cittadino di Sarno – Ai marescialli Antonio Caso e Tommaso Merola e al dottor Francesco Mainardi, va, in questo momento, la mia piena e totale solidarietà». (Antonio Orza)