Monsignor Gioacchino Illiano scrive ai giovani

«Cari giovani,la Scuola, la Famiglia, la Chiesa da quanto tempo, ormai, vi osservano, si preoccupano del vostro immediato futuro, sempre più incerto! Se l’Italia “non è un paese per vecchi” – i quali non godono di una buona salute! – tanto meno l’Italia si preoccupa dei “giovani di questa generazione”, venuta fuori con tutte le licenze possibili e immaginabili! Allora viene la domanda: “Ma per chi è questa Italia moderna, all’inizio del nuovo millennio? E per chi è questo Agro Nocerino – Sarnese?”». È questo l’incipit della lettera che monsignor Gioacchino Illiano ha inviato ai giovani tramite il mensile diocesano “Insieme”. Una lettera che continua e che analizza diverse problematiche della società. «Studiosi del settore, recentemente, a seguito di opportune riflessioni, hanno pubblicato un rapporto dall’esito poco incoraggiante: la presenza dei giovani nelle rappresentanze istituzionali ed in alcuni settori chiave del mondo del lavoro e della cultura evidenziano “la difesa della poltrona” della classe dirigente.Diventa possibile difendersi appena “con ricorsi”, che durano anni, e portano a niente. Figurarsi, poi, pensare ad una carriera. Conclusione: la “carica innovativa”, tipica dei giovani, appare tragicamente destinata a “sbriciolarsi”! E negli ultimi anni la situazione, purtroppo, continua a peggiorare. Ciò avviene anche nell’inserimento in politica; nel 1994 i giovani erano più del 12%, oggi, gli under 35, sono appena il 5,6%. Viene la domanda: «Dove devono andare i giovani?». Questi per giunta vengono chiamati tali anche se sono già “giovani-adulti”. Sfugge ogni sogno di mettere su famiglia e di lottare!». «Perché i giovani contano poco? – si chiede il Pastore della Chiesa dell’Agro, provando a dare due spiegazioni – In primis sono proporzionati alla nota crisi demografica, visto che la famiglia “non fa figli”! Secondariamente, esiste la mancanza di fiducia nel futuro e vi è l’assenza di efficaci politiche sociali e familiari.Nei luoghi “dove si conta”, i giovani non arrivano mai a sedersi: essi perciò non hanno voce! Quante riforme si deciderebbero se si desse spazio ai giovani in Comune, in Provincia, alla Regione, al Parlamento e nei Partiti; la cernita non è “qualitativa” ma in base all’appartenenza ai “Padroni delle sedie”. Anche alcune professioni dei “candidati” possibili sono soggette a rigida cernita: avvocati, medici, giornalisti, imprenditori! Guai a chi tocca certi “ordini”! È pura realtà, anche nel nostro Comprensorio dell’Agro e della Valle del Sarno!Non esistono “scuole di politica” e chi sono i “testimoni credibili” che evidenziano un mondo dove esistono valori, principi?» «Ai giovani – continua il prelato – va anche detto che, anche se sono più preparati, in massima parte, mancano di intraprendenza politica e della consapevolezza che, per ottenere delle cose, “è necessario confrontarsi con gli strumenti della cittadinanza”. Occorre pensarsi “cittadini” e membri di una comunità. Evadere, non vivere il rapporto con la comunità civile, è il peggior male dei giovani!“Urge un ricambio generazionale”, che sarà scontro o incontro fra le nostre generazioni? Passa da questo “nodo” il futuro anche della Valle del Sarno. E la Chiesa, di certo, non vuole stare a guardare».