Muore in mare sotto gli occhi dei compagni

Tragedia sulla spiaggia cittadina di Torrione, a Salerno, dove un giovane di 17 anni ha perso la vita a seguito di un malore. Il giovane originario di Pagani era in spiaggia con alcuni amici, quando si è tuffato a mare; dopo poco ha avvertito un malore. A nulla sono valsi i soccorsi per rianimarlo. Il ragazzo è deceduto per arresto cardiaco. Il giovane aveva deciso di marinare la scuola per godersi la bella giornata, così con gli amici aveva preso un bus direzione Salerno. I tre amici, compagni di istituto (l’Alberghiero di Pagani) ma non di classe, si erano ben organizzati. Due del terzetto, Emanuele e Pier Paolo sono entrati in mare, allegri. Emanuele ha fatto qualche bracciata ma si è allontanato di poco dalla riva. All’improvviso va sotto. Pier Paolo non lo vede risalire, pensa che stia scherzando. Come spesso faceva. Pensa che, di lì a poco, si sarebbe avvicinato vicino ai piedi, che lo avrebbe tirato giù. Invece sono bastati pochi istanti all’amico per rendersi conto che Emanuele non stava scherzando: era davvero finito sott’acqua.

C'è un banco nella I H dell'Istituto Alberghiero per i Servizi della Ristorazione di Pagani che è vuoto. È il posto in aula di Emanuele Belluno. Per i compagni di classe quel ragazzetto robusto, scuro di carnagione, con dei bei capelli mori, ha soltanto "saltato" la scuola. Con due amici ha deciso di approfittare della bella giornata di sole, di quelle che anticipano l'estate che sta per arrivare, ed andare a Salerno. Mentre c'è lezione di Inglese in aula, per Emanuele la spiaggia di Torrione si improvvisa un campetto di calcio. Qualche tiro lungo, un colpo di testa dato male e la palla finisce in acqua. Gli amici della I H non sanno ancora che per riprendere quel pallone Manuel si è tuffato in mare e colto da un malore non ce l'ha fatta. Quando arriva il fratello all'istituto superiore, nessun riesce a fornirgli le giuste notizie. Lui, di un anno più piccolo di Manuel, frequenta la stessa classe. Anche lui come Manuel ha deciso di "saltare" le lezioni, restando però a Pagani. Per strada qualcuno gli ha detto dell'incidente, così ha deciso di cercare notizie tra i banchi della sua scuola. Al suo arrivo il dirigente scolastico, Mario Cirillo, lo accoglie nella sua stanza e gli spiega che da una telefonata ricevuta forse il fratello Emanuele era stato vittima di un incidente. Mentre va via, però, arriva anche al Prof. Cirillo, la comunicazione del decesso del 17enne. «È una notizia che ci lascia senza parole – ha spiegato il dirigente dell'IPSSAR di Pagani – Emanuele era una bravo ragazzo, di quelli che non danno fastidio. Di lui non posso assolutamente dire nulla, se non che i suoi voti, pur se non eccellenti, erano nella media, ed il suo rapporto con gli insegnanti si è sempre contraddistinto per il suo modo di fare educato». Per Emanuele Belluno, questo all'Istituto Alberghiero di Pagani era il primo anno. I genitori, Anna Ferraioli e Renato, avevano deciso, dopo l'anno finito male all'ITIS di Nocera Inferiore, di iscriverlo nello stesso istituto frequentato dal fratello più piccolo. «I genitori di Emanuele sono sempre stati attenti alle attività del figlio – sottolinea il preside Cirillo. Quando lo hanno iscritto da noi ci tenevano che fosse inserito nella stessa classe dell'altro figlio. Poi, la mamma non è mai mancata ad un appuntamento con gli insegnanti o a qualche richiesta di giustifica sui ritardi. Insomma, era seguito e mai, posso dire in tutta onestà, ha dato fastidio in aula, come in istituto». Emanuele, Manuel per tutti, famiglia ed amici, era il secondo di tre fratelli. Il papà Renato, insieme al fratello Sabino, lavorano da tempo nel campo della ristorazione. Forse, volendo seguire le orme della famiglia, Manuel aveva deciso dopo un anno di Istituto Tecnico Industriale di iscriversi all'Istituto Alberghiero. I compagni di classe, hanno saputo solo nel primo pomeriggio del grave incidente che ha stroncato la vita di Manuel. Il preside Cirillo, pur di tutelare i suoi studenti, non appena si è sparsa la voce di un possibile malore di Emanuele Belluno, ha chiesto ai docenti di mandare a casa, a scaglioni, prima dell'ora regolare d'uscita, gli alunni della I H.

«È tutta colpa mia. È tutta colpa mia. Se fossi intervenuto prima probabilmente Emanuele sarebbe ancora vivo. Il problema è che non me ne sono accorto… Forse sarebbero bastati pochi secondi per salvarlo». Pier Paolo è stato il primo a soccorrere il 17enne. Era in acqua con lui. Si era accorto che l’amico era scomparso ma pensava stesse scherzando. «Era meglio che questa mattina restavamo a scuola…», ripete in continuazione. La visiera del berretto non nasconde i suoi occhi rossi e gonfi per le lacrime. Si è subito rivestito e con Santo ha atteso che i carabinieri espletassero tutti gli accertamenti del caso. Ammutolito per lo choc, invece, l’altro ragazzo che ha assistito all’incidente. Santo, sedici anni, non dice una parola. Neanche alle forze dell’ordine. Segue Pier Paolo, ascolta i commenti delle persone, il suo sguardo resta immobile nel vuoto. È stato lui a correre verso la strada e a chiedere aiuto ai passanti. È stato lui ad entrare in acqua per aiutare Pier Paolo a portare a riva il corpo di Emanuele, nonostante non sapesse nuotare. Nessuno dei due ragazzi, però, ha il coraggio di guardare verso quel telo color oro che i volontari del primo soccorso hanno utilizzato per coprire il giovane corpo senza vita. Emanuele era un ragazzo grosso: alto e robusto. I due amici hanno dovuto faticare non poco per tirarlo fuori dal mare. Sono loro, Pier Paolo e Santo, a fornire ai carabinieri della stazione di Mercatello tutte le spiegazioni su quanto accaduto. Pier Paolo consegna ai carabinieri un pacchetto di sigarette, quelle di Emanuele. Poi i due giovani si allontanano con il comandante della stazione il quale prima chiede alcune spiegazioni e poi, con fare paterno, da’ loro una pacca sulla spalla. I due giovani chiedono dei loro genitori, chiedono anche dei genitori di Emanuele. Sono loro a fornire agli investigatori tutte le informazioni sulla giovane vittima: nome, cognome, data di nascita, indirizzo di casa. I carabinieri contattano la stazione di Pagani e chiedono ai colleghi di rintracciare i genitori della vittima. «Non ha mangiato nulla prima di entrare in acqua», dicono i due ragazzi agli investigatori, cercando un perché di quanto accaduto. «È successo tutto così improvvisamente», ripetono di continuo. «Pensavo stesse scherzando – dice Pier Paolo – Emanuele è un giocherellone…era un giocherellone». Poche battute, dette a denti stretti. Quando i carabinieri chiedono loro di seguirli in caserma, i due ragazzi hanno un sussulto. «Non vi preoccupate – dice loro un appuntato – vogliamo solo capire cosa è accaduto. Chiamiamo i vostri genitori, tranquilli». In tanti si soffermano sul belvedere del Lungomare per guardare il lavoro degli investigatori. Alcune di queste persone sono state le prime a intervenire, a chiedere soccorso.

Fonte: Il Mattino