Trent'anni di reclusione e tre anni di libertà vigilata dopo aver scontato la pena. Questa la sentenza emessa dal gup Donatella Mancini a carico di ciascuno dei due imputati per l'omicidio di Gaetana Spinosa, l'ottantenne tabaccaia barbaramente uccisa la domenica pomeriggio del sette febbraio dello scorso anno. Riconosciuti colpevoli dell'assassinio il trentanovenne Giovanni Fierro e la sua convivente Monica Chechile di 46 anni, entrambi nocerini. I due erano accusati di omicidio pluriaggravato dalla crudeltà e dei motivi abbietti, di rapina pluriaggravata e vilipendio di cadavere.
La condanna è stata tanto dura quanto selvaggia era stata l'aggressione perpetrata contro la tabaccaia, colpita alla testa 29 volte con un lucchetto, soffocata con il suo cappotto mentre giaceva a terra in una pozza di sangue e in ultimo data alle fiamme, pur di rapinarla.
Alla sentenza si è arrivati dopo che i difensori degli imputati avevano chiesto il giudizio con il rito immediato.
Che Fierro e Chechile fossero gli assassini della tabaccaia non c'erano dubbi: una telecamera all'interno della tabaccheria aveva ripreso l'intera rapina, durata otto minuti. Il processo, allora, si è incentrato sul riconoscimento di attenuanti a favore dei due imputati. La difesa di Fierro, sostenuta dall'avvocato Antonio Fasolino, ha asserito che questi era affetto da intossicazione cronica da stupefacenti che unitamente alle sue condizioni psichiche potevano aver determinato uno stato di seminfermità mentale al momento del delitto, e che, inoltre, l'imputato aveva svolto un ruolo minore nell'omicidio. Il giudice ha nominato un consulente psichiatra che ha ritenuto, però, Fierro, non affetto da nessuna seminfermità, ma solo da un disturbo delle personalità.
L'avvocato Valerio de Nicola, difensore della Chechile, ha sottolineato gli aspetti umani della sua assistita e della sua vita pregressa, incensurata e con alle spalle una situazione personale di grave difficoltà socio-economica: una realtà che avrebbe giustificato la concessione delle attenuanti generiche. Il pm Giancarlo Russo ha concluso la sua requisitoria affermando che i due imputati erano capaci di intendere e di volere, e che dovevano essere condannati a 30 anni di reclusione per omicidio e rapina pluriaggravati e vilipendio di cadavere, senza nessuna attenuante. Entrambi i difensori miravano ad ottenere una pena più bassa di quella chiesta dall'accusa. «Vista la gravità delle accuse contestate e l'impianto accusatorio, non ci aspettavamo una condanna mite – ha affermato l'avvocato De Nicola – La scelta del rito abbreviato e la valorizzazione degli aspetti umani della mia assistita e della sua vita pregressa, ci avevano fatto sperare nel riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche». «Proporremo appello per ottenere il riconoscimento del vizio parziale di mente del mio assistito e del ruolo di minima partecipazione tenuto da questi nel delitto» ha commentato l'avvocato Fasolino.
.articolo di Salvatore De Napoli tratto dal quotidiano Il Mattino…
ecco il link diretto dell'articolo
http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=145536&sez=CAMPANIA