“Non chiamateci camorristi”; scatta l’orgoglio della gente

Pagani. «Cosa c'è che non va in questa città? Nulla, smettetela di trattarci come gli appestati». La Pagani omertosa, quella dove le "chiacchiere della gente" arrivano oltre i cortili del centro storico, la città che porta sul groppone il marchio della criminalità organizzata, non riesce a venir fuori dalle pagine di cronaca nera. Si arrabbia, si dispera, protesta e silenziosamente piange, ma non parla. «E cosa c'è da dire? La "mala" gente ci sta dappertutto. Ci chiamano omertosi, ma cosa dobbiamo dire. Abbiamo sentito certo, ma neanche chi è stato sparato ha visto in faccia i suoi assassini», riflette Maria, 24 anni, studentessa universitaria.. Il giorno dopo il duplice omicidio, però, la reazione e la richiesta di riscatto arriva solo dalla gente. Il mondo associazionistico, quello istituzionale e politico non c'è. Nessuno si chiede perché in tutto l'Agro Nocerino Sarnese questi episodi accadono frequentemente a Pagani. Nessuno propone ricerche ed indagini territoriali per capire cosa non va, forse anche nel tessuto sociale di questa terra, dove l'uomo a terra insanguinato non è più vissuto come un fatto straordinario, ma ordinario. Allora ecco venir fuori l'orgoglio. Nella memoria c'è ancora il sangue di un sindaco, Marcello Torre, di un sindacalista, Tonino Esposito Ferraioli, di un tenente dei carabinieri, Marco Pittoni. Tre eroi, con ruoli diversi, caduti in tempi diversi, nella stessa città. «Per carità, ci volete paragonare pure a Scampìa ora», dice una signora con la borsa della spesa. Eppure questa Pagani, ha il volto della sofferenza Episodi che distruggono l'immagine, che lasciano alle spalle i sacrifici fatti in questi anni per rilanciare il territorio. Strade e piazze nuove. Eventi per tutte le età e le stagioni. Premi internazionali, manifestazioni sulla legalità di risalto nazionale. Eppure di questa Pagani viene fuori, una visione in chiaroscuro e piena di contraddizioni. A Pagani si spara tra la gente, alle 18 di un pomeriggio di agosto, a pochi passi dalla casa di Dio. Ma tutti continuano a dire: «Per favore, non chiamateci terra di camorra». (Lucia Trotta)