Professione reporter. Anzi, «passione reporter», a voler parafrasare il titolo del libro di Daniele Biacchessi edito da Chiarelettere per non dimenticare le vittime del mestiere: è il filo conduttore, ieri sera, nella piazza del Duomo di Amalfi che ha tenuto a battesimo la prima edizione del premio internazionale di giornalismo «Amalfi Coast Media Award», voluto da Biagio Agnes nell'antica Repubblica Marinara, perla della Divina Costa e città natale di un veterano del giornalismo come Gaetano Afeltra non a caso ricordato da Agnes durante la cerimonia di premiazione, prima della consegna del riconoscimento (una scultura di Bartolomeo Gatto) a due dei tredici vincitori, Sergio Zavoli («giornalista nel Parlamento») e Gianni Letta («giornalista nel governo»). È il momento centrale della serata, condotta con la consueta verve da Milly Carlucci, ripresa da RaiUno (che la trasmetterà sulla rete ammiraglia il 25 giugno in seconda serata) con un parterre da grandi occasioni e un nutrito gruppo di artisti del miglior made in Italy in scena: dagli Stadio, con il vocalist Gaetano Curreri, a Peppe Servillo, cantante degli Avion Travel con il Solis String Quartet; da Simona Molinari, una delle rivelazioni di Sanremo 2009, a Piero Mazzocchetti, giovane tenore che sta trionfando con il suo album «Tribute» su Pavarotti; dal comico Alessandro Siani fino all'Accademia Nazionale di Danza, con la coreografia di Adriana Borriello che ha aperto la serata con il balletto «Lettera 22», dedicato a Indro Montanelli. Ad avvicendarsi sul palco, grandi firme della stampa nazionale e internazionale accanto a talenti più giovani, selezionati dai membri di una giuria presieduta da Agnes e composta da Giulio Anselmi, Maurizio Belpietro, Mario Calabresi, Antonio Caprarica, Ferruccio De Bortoli, Giuliano De Risi, Giampiero Gramaglia, Giuseppe Marra, Ezio Mauro, Paolo Mieli, Roberto Napoletano, Pasquale Nonno, Mario Orfeo, Mario Pirani, Gianni Riotta, con il presidente dell'Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca, il presidente della Rai Paolo Garimberti e il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino (assente ad Amalfi), accanto a un comitato di garanti (Gaetano Gifuni, Pellegrino Capaldo, Raimondo Pasquino e Cesare Romiti, unico assente dei quattro). Il giornalismo «al femminile» è rappresentato, ad Amalfi, dall'italiana Laura Delli Colli (premio Spettacolo e Società), dalla tedesca di origini polacche e residenza italiana Petra Reski (premio internazionale dell'Informazione), considerata il Saviano in salsa germanica per il coraggio del suo libro-inchiesta «Mafia. Von Paten, pizzerien und falschen priestern» (Mafia. Di padrini, pizzerie e falsi sacerdoti), che lei sdrammatizza dicendo: «Mi considero una narratrice. Racconto storie di vite umane, attraverso le quali la realtà diventa più credibile». Con Reski, che ha partecipato nel pomeriggio a Ravello a un dibattito nella chiesa di Santa Maria a Gradillo, condotto dal direttore del Messaggero Roberto Napoletano sulla ripresa economica in Italia e in Europa che può arrivare dal Mediterraneo, anche il volto televisivo di un'italiana cosmopolita, Barbara Serra, di Al Jazeera International, unica conduttrice non araba e cattolica del canale satellitare del mondo arabo e prima giornalista di Al Jazeera. Premio «giornalista italiano all'estero», Serra si dichiara fiera delle sue radici sardo-sicliane, e deplora la «distanza culturale, non geografica» tra due sponde vicine del Mediterraneo quali noi e il mondo arabo, dove il dialogo può diventare possibile anche attraverso «politiche migratorie, italiane ed europee, più solidali». Tutti i vecchi e nuovi media sono rappresentati, con il gotha dell'informazione, nella due giorni del premio: con Bruno Vespa (premio per la tv, consegnato da Mario Orfeo), Franco Bucarelli (sezione radio), Sergio Romano (carta stampata), Elia Zamboni (web), Davide Desario (premio speciale della giuria), Arrigo Petacco (giornalista scrittore), Sandro Provvisionato (premio Mediterraneo). E in chiusura, il premio alla carriera, a un veterano dell comunicazione come il giornalista e scrittore Giorgio Bocca, 89 anni e oltre 60 di carriera, scelto dai 25 allievi della scuola di Salerno come «Maestro di giornalismo». Il suo segreto? Lo sintetizza lui stesso: chiarezza nella scrittura. Passione civile. E anticonformismo. «Chi sente il giornalismo come vocazione – dice Bocca – ha il dovere della ricerca della verità, ma deve liberarsi dei luoghi comuni, per capire ciò che succede e renderlo chiaro, evitando il rischio del semplicismo; per diventare davvero interpreti e chiarificatori della realtà bisogna rompere la monotonia del potere, avere il coraggio dell'anticonformismo, litigare coi direttori e mettere in conto di cadere spesso in disgrazia: forse non si farà carriera, ma di sicuro si diventerà buoni giornalisti».
Fonte: Il Mattino