Scontri al Bentegodi, i legali: ultrà picchiati, abbiamo le prove

Cava de’ Tirreni. Scontri al Bentegodi: fissata per la metà di luglio la conclusione del procedimento a carico degli ultra aquilotti, arrestati per gli scontri prima della gara Verona-Cavese con l’accusa di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Per quella data gli avvocati Mario Secondino e Giovanni Adami (difensori di Andrea Alfieri, 22 anni; Enrico Coppola, 20 anni; Antonio Ferrara, 27 anni; Giovanni Ragosta, 28 anni; Angelo Salsano, 33 anni; Umberto Sorrentino, 30 anni; Claudio Vernacchio, 22 anni; Luigi Vitale, 36 anni), che hanno scelto il rito abbreviato e già ottenuto la revoca di qualsiasi forma cautelare, hanno presentato i certificati medici che comproverebbero le lesioni subite dai giovani, le foto scattate da alcuni tifosi ed un filmato sulle presunte le violenze subite dagli ultrà, malmenati con manganelli dagli agenti impiegati per il servizio d’ordine. In attesa del verdetto la mamme dei tifosi, da tempo promotrici di una battaglia contro la violenza e per una giustizia giusta fanno sentire la loro voce. «Non bisogna dimenticare – dice la portavoce Elvira D'Amore – che, anche prima della sentenza, i nostri ragazzi stanno pagando ingiustamente: sono diffidati per tre anni dai campi di calcio e devono sostenere cospicue spese».

E rincara: «La questione violenza non deve essere affrontata solo quando accadono gli scontri. Noi chiediamo alla società di sostenerci nelle trasferte. Nel caso di Verona, in tanti hanno visto quello che è accaduto. I nostri ragazzi sono stati provocati e trattati come bestie senza alcun motivo. Chi ha visto parli». Nei giorni scorsi c'è stato un primo incontro in uno studio televisivo con il patron della Cavese. «Della Monica ci ha fatto i complimenti e ci ha detto di continuare la nostra battaglia – dice la D’Amore – Noi chiediamo alla società e alle istituzioni di collaborare per la buona riuscita delle trasferte, evitando che la cattiva organizzazione posso generare dei disguidi all'origine di proteste, tensioni e scontri». A Verona, secondo la ricostruzione fornita dalla questura di Verona, gli scontri sarebbero nati all’ingresso del settore riservato agli ospiti. Secondo la polizia da Cava erano giunti 400 tifosi, un centinaio di loro non erano in regola con i biglietti. Circa la metà ne erano sprovvisti, gli altri si erano presentati con tagliandi i cui nominativi non corrispondevano con quelli relativi ai possessori.

È stata la scintilla che ha acceso la miccia. Quando gli agenti impiegati per il servizio d’ordine hanno vietato l’ingresso, gli ultrà avrebbero iniziato a rumoreggiare. Dapprima insulti e spintoni, poi tutto è degenerato. Gli ultrà che si trovavano fuori dallo stadio hanno incominciato a forzare i cancelli. Sono scoppiati gli scontri. «Chi ha le responsabilità non ha pagato – conclude la D'Amore – Noi dobbiamo essere uniti. Per fortuna in questi mesi la Curva si è ricompattata, dando prove tangibili dello spirito di unione, impegno e solidarietà. Lunedì partirà alla frazione Maddalena il torneo intitolato: «Per quelli che ci guardano da lassù». re.cro.