Si uccide ex dipendente dell’Alvi

NOCERA INFERIORE. Un solo colpo di pistola, alla tempia. Così ha messo fine alla sua vita Ciro Pellegrino, 48 anni, residente al parco San Prisco, nella popolosa frazione di Cicalesi, con la moglie e un figlio di 13 anni. In preda alla disperazione per il timore di perdere il lavoro nel gruppo Alvi, si è ucciso nel parco in via De Filippo a Cicalesi. • La solitudine nel cuore, l’i mpotenza di chi sa di non avere gli strumenti per combattere un fallimento da 150 milioni di euro e una rabbia incontenibile lo hanno spinto nel baratro. Tutto questo mente, a qualche decina di chilometri, davanti alla Prefettura di Salerno, i suoi colleghi armati di striscioni e delle bandiere delle sigle sindacali cercavano uno spiraglio chiamato cassa integrazione.

• Ciro Pellegrino era abituato a lavorare sodo per il raggiungimento di un obiettivo e per meritarsi i 2400 euro al mese frutto del suo impegno. La perdita del lavoro poco a poco lo ha dilaniato, distruggendolo fisicamente e psicologicamente. Così, ieri mattina, poco prima delle 11 ha raggiunto l’ingresso del parco e senza pensarci due volte si è puntato la sua pistola, una calibro 9, alla tempia. Forse qualcuno lo ha anche visto, ma non ha avuto nemmeno il tempo di provare a distoglierlo poiché Pellegrino ha fatto subito fuoco. Un solo colpo gli ha oltrepassato il cranio senza lasciargli via di scampo.

• In un attimo, la tranquilla routine del quartiere ha lasciato spazio al panico. «C’è un uomo a terra – diceva qualche passante – è stato ucciso, ho sentito il colpo di pistola». E del resto quello sparo si era udito a centinaia di metri di distanza. Sul posto sono giunti gli agenti del commissariato di polizia di Nocera Inferiore, diretti dal vicequestore aggiunto Raffaele Monda, insieme ai carabinieri del tenente colonnello Massimo Cagnazzo.

Mentre gli investigatori procedevano con le indagini, è toccato agli agenti della polizia locale, coordinati dal comandante Giancarlo Correale, deviare le auto in transito. Sul posto è stato infatti il caos per diverse decine di minuti, fino a quando non si è compresa la dinamica di quello che non era un agguato. Poi sul posto sono arrivati i familiari, tra lacrime ed imprecazioni contro un’azienda che non ha saputo tutelare i suoi dipendenti.

fonte: la città